Il TERRITORIO URBANO RICONOSCIUTO COME SISTEMA E DENOMINATO CURTIS NOVA
Novi si trova in Piemonte, ma l’aggettivo ligure rende l’idea della posizione geografica della città: tra gli Appennini e la piana di Marengo è una cittadina dell’entroterra ligure, una terra di mezzo, con funzione di cerniera tra la pianura e il mare, che ha avuto nei secoli un ruolo di notevole importanza strategica e amministrativa.
La prima importante vocazione è quella commerciale, grazie agli abitanti della Liguria che varcano i passi appenninici per commerciare olio, erbe e pesce.
Questa caratteristica espone il territorio alle scorrerie dei Saraceni nel VII secolo che, tra l’altro, lasciano in eredità l’uso della terra cruda per costruire le caratteristiche trunere e più tardi alle contese tra i vari signori feudali. Da qui l’esigenza di costruire un sistema di torri di avvistamento per dare l’allarme all’arrivo dei predoni. Nel Medioevo queste costruzioni si trasformano in castelli che poi, con vari interventi, diventano una delle peculiarità dell’attuale paesaggio del Novese e dell’Oltregiogo. Il Castello di Novi presenta inoltre Mura e sotterranei ben conservati che possono essere visitati.
Questa terra, un tempo chiamata anche Liguria interna è sempre stata contesa tra Genova, che aveva l’esigenza di coprirsi le spalle, e gli stati più a nord che volevano assicurarsi uno sbocco sul mare.
A partire dall’anno Mille questo intreccio di influenza lombardo-pavese e genovese si sussegue incessantemente.
Ritornando alla vocazione commerciale, risale al 1388 l’assenso del Duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, all’istituzione di un mercato nel luogo chiamato Zerbo – ancora oggi sede del mercato settimanale del giovedì. Nel 1607 il Senato genovese emette un decreto che istituisce tre fiere annuali, tra le quali quella di S. Caterina del 25 novembre che dal 1762 ricorre ogni anno e anche adesso rappresenta il momento di maggiore fermento della città con esposizione di bestiame, trattori e macchine agricole.
Dal 1621 e per circa settant’anni Novi diventa il centro italiano più importante (terzo in Europa dopo Francoforte e Lipsia) per essere sede di Fiere di Cambio, importantissimi mercati del credito - una sorta di Borsa Valori ante-litteram. Lo sviluppo dell’economia mercantile e gli stretti legami con Genova cambiano l’aspetto della città - ne sono testimonianza le edificazioni barocche, nobiliari o signorili, di impronta tipicamente ligure, con esterni decorati ad affreschi simili a quelli genovesi (i Palazzi dipinti di Novi o le Ville nobiliari del circuito Castelli aperti) e con giardini interni che collocano tali edifici a metà strada tra il palazzo di città e la villa.
Altri edifici, legati direttamente alla storia del territorio, sono le costruzioni religiose: testimonianza di luoghi e genti dalle forti vocazioni e dalla salda fede.
La passione per il teatro, probabilmente comunicata dai genovesi che venivano in villeggiatura, risale al 1700 ma si limitava al teatro dell’Ospedale, poi trasformato in corsia di degenza. Nel 1836 un gruppo di cittadini novesi sollecita l’amministrazione comunale al fine di realizzare un nuovo teatro che rechi decoro e prestigio alla città. Un anno più tardi hanno inizio i lavori: il teatro Carlo Alberto viene inaugurato nel 1839 e riproduce, in scala ridotta, la sala del Carlo Felice di Genova. Dal 1898 l’insigne Maestro Romualdo Marenco, famoso compositore di opere e balletti, mette in scena le sue composizioni, da quel momento le attività teatrali e cinematografiche si susseguono fino al 1947 quando un incendio distrugge gli impianti di scena. Da allora l’edificio è stato conservato, sotto il controllo della Sovrintendenza Piemontese, quale testimonianza storica ottocentesca.
Dal 1850 con l’arrivo della ferrovia Torino – Genova e la costruzione del parco merci di S. Bovo sul raccordo per Tortona – Milano, Novi diventa un importante nodo ferroviario e questo facilita sia l’incremento demografico (da 10.000 abitanti nel 1823 a più di 30.000 nel 1970) sia lo sviluppo industriale (seterie, filande, concerie, filatura di cotone, industrie meccaniche, chimiche, lampadine elettriche, biciclette). Ma sono soprattutto l’Ilva (siderurgia) e le industrie dolciarie (Pernigotti e Novi su tutte) a dare l’impronta industriale alla città che ancora oggi è riconosciuto come un Sistema Locale del Lavoro.
La città è circondata da dolci colline ideali per itinerari cicloturistici, come la strada della Lomellina, che costeggiano colline, vigne, aziende agricole, splendide ville, campi da golf (ben tre in un raggio di venti km).
Ma spontandoci di qualche chilometro in più arriviamo, attraverso la Val Borbera, all’Appennino Ligure e alla sua natura selvaggia costellata da piccoli paesi dalle antiche case in pietra.